De-socializzato

È

finito un weekend che ha preso una strada del tutto diversa da quella immaginata. Come se avessi ancora bisogno di capire che nulla è certo e l’intoppo va affrontato con calma e razionalità. R. si è meravigliato del fatto che io non abbia preso troppo a male dover rinunciare alla gita a Milano attesa ormai da due mesi abbondanti. In fondo mi è andata di lusso, viste le condizioni psicologiche non proprio favorevoli alla socializzazione. Ne ho approfittato per un paio di sedute in palestra: ho i muscoli troppo tesi e lo sforzo si fa sentire. La rinuncia al viaggio ha improvvisamente “liberato” la Domenica e quindi la sgambata settimanale. Il cielo non era dei migliori stamattina e ho placidamente abdicato in favore di qualche lavoro casalingo. Non saprei, forse se non mi fossi preso un giorno di ferie per domani, sarei uscito. Le mie condizioni fisiche non sono eccelse ma sempre meglio di quelle psicologiche. Pertanto, se tutto va bene, domani approfitterò di un insolito Lunedì sui pedali. D’obbligo non pretendere, seguire le sensazioni sulla bici, essere contento anche solo di venti chilometri. In questo frangente, se mi facessi prendere dallo sconforto, sono certo che abbandonerei pure lei. Nell’arco di una stessa giornata attraverso stati d’animo variegati, senza mai toccare punte estreme in positivo o negativo. Però, amici, ho perso molto smalto, almeno per quanto concerne la capacità di mascherare tutto, facendo buon viso a cattivo gioco. Anche sui social noto di essere molto meno presente (ed è un bene) e altrettanto poco visualizzato o apprezzato in termini di like. Temo che una buona parte di persone si sia stufata di post dal tono monocorde. Però in questo senso, chissenefotte! La notte al momento è un bel rifugio.

E’ chiaro, sono io

S

crivo da circa tredici anni e non mi sono ancora stancato. Sono convinto che il blog potrebbe scomparire solo nel momento in cui la mia vita subisse una svolta decisa, ovvero io cominciassi a vivere. Quello su cui incido i miei pensieri è pur sempre un foglio rappresentativo di un mondo che nulla c’azzecca con la realtà, fatto di teorie, buoni propositi, pessimismo cosmico e tante promesse non mantenute. Più e più volte mi sono chiesto se potesse aiutarmi utilizzare la passione per la scrittura per dispensare l’ironia di cui ho le riserve piene. Potrebbe essere interessante limitarmi a descrivere la quotidianità nei tratti più semplici e genuini. Invece non appena apro il foglio di Word, parte la paturnia, il giro dei giri sull’ottovolante, la ricerca spasmodica di finire dentro il groviglio di riflessioni. Oggi parlando con C. è emerso in modo chiaro che all’origine di tutto ci sta il fatto di godere nel farsi male. Lampante. Sono io. E poi la smania di avere tutto sotto controllo, l’ansia generata dagli intoppi che rallentano o peggio, modificano la sequenza prestabilita degli eventi di una giornata. Chiaro, sono io. Mi faceva più giovane esortandomi a non mollare perché c’è sempre tempo per cambiare. Quando le ho rivelato la mia vera età, ha sbottato dicendomi “Eh no! Allora devi sbrigarti!” Si può chiedere ad un elefante di essere una farfalla? E’ stato un pomeriggio di confidenze. Anche M. mi ha rivelato alcune cose del suo privato ed ho riflettuto molto sul concetto di empatia. Potrebbe essere oggetto del prossimo passaggio. Intanto grazie a chi legge e comprende.