Comfort zone

U

scita numero 25, sessanta chilometri. È da un anno che osservo il mio corpo e l’ho visto cambiare in continuazione. L’ho odiato per poi riavvicinarmi fiducioso guardandolo recuperare. Nei mesi mi sono visto in tante versioni ed ogni volta ho sempre cercato di cogliere in questo mutamento un aspetto positivo, funzionale. Mi peso e la bilancia segna i miei 81, come prima dell’incidente. È un dato di fatto che avevo della massa grassa, invisibile ma c’era ed ora è sparita, lasciandomi gambe più affusolate ed un tronco definito. Io continuo a storcere il naso nonostante (e la numero 25 lo dimostra) si sentano i vantaggi in termini di prestazione. Non faccio record, non scalo lo Stelvio ma semplicemente pedalo con maggiore leggerezza. Il fiato fa sempre i capricci ma vorrei lavorarci, apprendere qualche tecnica in grado di non farmi rantolare al primo dislivello. Domenica è stata la “prima” davvero autunnale con umidità pungente e cielo grigio accecante. Ho cercato di non irrigidirmi troppo in sella, conscio del fatto che devo (prima o poi) sottopormi alla visita biomeccanica. Finalmente troverò la giusta posizione, poi se si tratta di vecchiaia, allora mi arrenderò. Stamattina mentre mi recavo in stazione alla beata ora delle 5.45, la pioggia scendeva forte. Ho pensato a questo momento, la mia “comfort zone” dove parlare con voi e raccontarvi  di questa sgambata autunnale senza pretese. È un mese particolare, verso il quale provo un certo timore reverenziale. Se ci sarà un’uscita nel prossimo weekend, avrà un significato tanto strano quanto importante. Chi mi segue ne conosce il motivo. Vi dirò.

3 pensieri su “Comfort zone

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