Sfondare il muro

U

scita numero 1, sessantuno chilometri. “Hai sentito l’odore di primavera?” Mio padre ha letto nei miei occhi tutta la soddisfazione del primo sole caldo e nonostante fossi sudato come un cencio, ho risposto: “Sì, come inizio non posso proprio lamentarmi!” Che bello pedalare e che meraviglia farlo quando la primavera prova a sfondare il muro di un inverno che sembra voler mollare la presa. Poco importa se si tratta di un’illusione, ormai la strada sarà solo in discesa. Lo scorso martedì mi sono sottoposto ad una visita biomeccanica, finalizzata a regolare la mia posizione in bicicletta ed ovviare ad alcuni problemi fisici riscontrati lo scorso anno. Ho bisogno di pedalare molto per capire quanto il nuovo assetto sia soddisfacente, poi a fine mese potrò fornire un riscontro attendibile. Intanto ho spinto più di quanto credessi, alla luce di un mese di gennaio passato a fare massa in palestra. Il poco movimento l’ho pagato un po’ sulla via del ritorno ma se escludo un leggero fastidio alla spalla destra, tutto è andato bene. Amici lettori, inutile che scriva quanto sono contento di essermi rimesso a pedalare; ne ho sentito tremendamente la mancanza fino a sentirmi colpevole di non seguire l’istinto verso ciò che più di ogni altra cosa, sa farmi stare bene. Durante il tragitto mi sono fermato a visitare un piccolo santuario immerso nel silenzio di una strada comunale. Ho parcheggiato la bici ad una delle panchine “appoggiate” alla facciata e sono entrato. Mi sono guardato intorno, ho alzato gli occhi al soffitto, fissato le immagini sacre e chiuso gli occhi per un momento. In fondo, porca miseria, cosa ci vuole ad imparare che non c’è nulla di cui dolersi se la vita ti regala certi momenti. Basta solo farne tesoro e ricordarlo sempre.  

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3 pensieri su “Sfondare il muro

  1. Ciao Enzo
    è molto bello il tragitto che hai raccontato della tua pedalata: non solo esclusivamente sport , ma anche un ulteriore momento per goderti del paesaggio e dei piccoli santuari sparsi tra le colline….anche a me piace molto sostare e percepire il silenzio e la serenità dell’interno di queste chiesette sperdute. Non hai nulla di cui dolerti anzi dal momento che la vita è fatta di rari momenti di grande intensità.”carpe diem”. Anche a me capita di “sentirmi colpevole di non seguire l’istinto….”e poi ripensare e dirmi, perchè non l’ho fatto, perchè rinunciato, perchè ho pensanto troppo al lavoro ai suoi momenti no.. e non a me. Forse questi innumerevoli intervalli a cui dedichiamo troppo di noi ci permettono poi di godere doppiamente di momenti unici, quando istinto o la volontà prevalgono su tutto il resto! Quindi Carpe diem sempre, senza pensare alle rinuncie passate, senza sentirsi in colpa per dare alla nostra vita il vero senso che deve avere : viverla al meglio! Buona giornata Giusy
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  2. “Inutile che scriva quanto sono contento di essermi rimesso a pedalare; ne ho sentito tremendamente la mancanza fino a sentirmi colpevole di non seguire l’istinto verso ciò che più di ogni altra cosa, sa farmi stare bene”.
    Provo la stessa identica cosa: mi basta solo sostituire “pedalare” con “scrivere”. 😀

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