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scita numero 6, ottanta chilometri. Sarò di parte ma niente come la bici è in grado di segregare il cervello in una stanza buia, impedendogli di lavorare. Non è certo lui ad influenzare la tua prestazione e nemmeno ad impedirti di far leva sulle sensazioni. Ieri avevo programmato un’uscita di 70 chilometri per rispettare il tabellino che mi sono prefissato. Come spesso accade negli ultimi tempi, la pedalata si inserisce in un contesto deprimente, capace di togliere ogni velleità. La mattina della sgambata ha un sapore strano: prevale il timore di essere troppo stanco mentalmente, cosa che può influenzare il lavoro sui pedali. Permane tuttavia la voglia di superare l’ostacolo e vomitare tutto lo schifo dei giorni precedenti ed è questo che al momento, costituisce la motivazione più grande. I soliti 5-10 chilometri dicono molto, sulle gambe e sugli obiettivi raggiungibili. La giornata è stata splendida, dal punto di vista climatico. In un attimo (si fa per dire!) mi sono ritrovato con 40 chilometri fatti ed ottime sensazioni addosso. Il ritorno (con strada alternativa) ne ha prodotti altrettanti, per un totale di 80. Il lavoro in palestra, decisamente più massiccio, sta facendo effetto. Sono sempre molto stanco, ad ogni seduta e dopo la sgambata ma tengo botta, amici. Sento che è giusto, necessario, doveroso continuare a concentrarmi sul lavoro fisico. Nel prossimo articolo vi spiegherò meglio come questo impegno massivo si incastra nelle dinamiche relazionali. Intanto celebro i miei “80”, i primi della nuova stagione con tanta voglia di sfondare un altro muro. Attenzione però, senza dimenticare i piccoli passi ed evitando di illudersi per i traguardi raggiunti. In piena coerenza con l’Enzo razionale e aderente alle proprie possibilità. Intanto, mi godo il risultato.

Ti capisco… anch’io fatico un sacco in palestra e la stanchezza si fa sentire (eccome se si fa sentire!), ma non demordo! Nel mio piccolo, vedo risultati e questo mi fa andare avanti. La costanza premia sempre. 🙂
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