Agosto in città

Il primo Agosto mio padre chiudeva il suo negozio di autofficina e affiggeva sul portone quel piccolo cartello rosa con disegnata una spiaggia e su scritto “Chiuso per ferie”. Il momento tanto atteso era finalmente arrivato. Dopo un altro anno di scuola, la felicità era dietro l’angolo. La sera che precedeva la partenza era d’obbligo trascorrerla con gli amici della via, del cortile a raccontarsi le speranze, le gioie che da lì a poco avrei vissuto. Il mattino successivo, tutti svegli di buon’ora; la vecchia Audi di papà, dal colore opinabile e con un piccolo ventilatore sul cruscotto si apprestava ad affrontare l’ennesimo gravoso impegno, sudare 900 chilometri e portarci a destinazione. Emozioni senza tempo, di un’epoca ( i mitici anni ’80 ) indimenticabile. Di acqua ne è passata sotto i ponti. L’Agosto in città sta diventando un’abitudine ormai, neanche poi tanto voluta visti i tempi di crisi.. Io non amo la mia città, non ne ho mai fatto mistero, ma da qualche tempo ho scoperto di provare una certa attrazione per lei, seppur per solo quindici giorni l’anno. Niente auto dunque, niente maleducati ed irrispettosi guidatori, meno nevrosi, un po’ di aria respirabile. E’ il bicchiere mezzo pieno. Come si può vivere in città (in questa città!) un periodo dell’anno tradizionalmente vocato alla vacanza, alla spiaggia, ai bagni? Non lo so. Crisi a parte, mi preoccupa il fatto di non essere poi così dispiaciuto all’idea di trascorrere il mio Agosto in città. Vivo in un luogo perennemente addormentato che, d’inverno cade nel sonno più profondo per poi risvegliarsi sonnolento e apatico anche durante la bella stagione.Ma i tempi sono cambaiati e sono cambiato io, questo è certo. Tutti sentono sempre più il bisogno di sognare e magari vivere un’esperienza che li catapulti, per un breve lasso di tempo, in un mondo fatto di relax, coccole e tranquillità. Ma per quanti poi la vacanza si rivela realmente così? Quanti hanno la fortuna di vivere questo momento in tutta la sua essenza? Di storie “Fantozziane” si potrebbe scrivere un libro. Ma, come si dice, la vacanza è sacra, non ci si rinuncia. Anche a costo di portarsi dietro la tanto temuta “nuvoletta”. Agosto è qui: per chi resta e per chi va, buone vacanze allora. Mi prendo la città e me la inventerò così bella da innamorarmene. Forse ora sto esagerando..

Passione

Qualche anno fa un’amica mi affibbiò la curiosa definizione di “ragioniere dei sentimenti”. Ai suoi occhi apparivo troppo razionale, pragmatico e poco incline a (come si suole dire) “lasciarsi andare”. Mancavo dunque, secondo la sua personale opinione, di passione. Quasi quasi ci cascavo: tutto ciò che arriva alle orecchie di un insicuro ha il sapore della verità. Passione, passione, e ancora passione: io, figlio di meridionali, istintivo per natura, amante della schiettezza ( anche di quella cruda che sa di verità ), potevo essere definito uomo senza passione? Stiamo parlando di ciò che muove il mondo: l’amore non è nulla senza passione, una vita senza interessi, non è vita. E allora mi chiedo se all’epoca ( stiamo parlando di circa tre lustri fa ) io fossi una sorta di Siberiano trapiantato in Piemonte. So per certo ciò che sono ora, ovvero si un uomo pensante, razionale, di quelli che vorrebbero una spiegazione logica a tutto. Ma c’è anche passione, eccome se c’è. E’ curioso notare che come sempre, dentro di noi si nascondo qualità doti e abilità di cui spesso ignoriamo l’esistenza. Mi sono accorto di avere la passione per lo sport ( praticarlo intendo ) casualmente così come ho capito di avere la passione per la fotografia quando ho cominciato a viaggiare non per il solo gusto di farlo. E che dire della scrittura? Ricordo bene ( e vi ho dedicato un post nel mio vecchio blog ) quale fosse l’opinione del mio professore d’italiano riguardo i miei scritti. Suppongo che mi riesca facile ora trasmettere sensazioni e stati d’animo perché tutto avviene per diletto, per il puro desiderio di scrivere. Tutto avviene per passione. La grinta e l’entusiasmo con cui facciamo le cose che ci piacciono regalano grandi soddisfazioni. Dunque, io, ragioniere? Avessi una bilancia su cui poter poggiare da un lato la ragione e dall’altro la passione, forse starebbe in equilibrio. Ma, a dirla tutta, passione è sinonimo di istinto e l’istinto “chiama” il rischio. Si, a conti fatti, ho ancora bisogno di un po’ di passione.



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