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l fine settimana se ne va non senza strascichi e con l’ennesimo insegnamento: nulla, davvero nulla è certo in questa vita. Passata la rabbia, ho cominciato a ragionare sugli eventi accaduti aggrappandomi all’ironia e mi sono calato nella mia solita realtà. Preoccupazioni vicine e lontane, momenti di tranquillità che si alternano ad altri di grande vuoto emotivo, e poi la solita presa di coscienza di una incapacità/impossibilità ad essere parte di una relazione. Voglio molto bene alle persone nella misura in cui gli sto lontano, evitando loro di subire sbalzi di umore, scatti di rabbia, reazioni infantili. Ho grande rispetto per chi ultimamente ha provato ad avvicinarmi, mostrando affetto autentico e sincera partecipazione. Tutti o quasi (complice anche il social e la mia totale esposizione al suo interno) conoscono problemi, dinamiche e punti deboli. Coloro che mi hanno capito, per un certo periodo hanno tentato di tirarmi fuori dal mio luogo sicuro, poi gradatamente hanno rinunciato. Emotivamente mi manca il confronto, cerebralmente sono impedito da questa consapevolezza di non essere né l’amico né il compagno ideale. Nemmeno quello su cui lavorare di cesello perché ho la scorza durissima, impenetrabile. Elisa mi ha chiesto se possiamo darci del “tu” ed ho accettato. Ho fatto bene? Mi sono chiesto come mai si sia spinta così avanti alla seconda seduta. Non mi è mai pesato mantenere un certo distacco, anzi l’ho sempre pensato come la principale differenza tra lei e il mio mondo di relazioni. Spero che ciò mi aiuti ad essere ancora più aperto, cercando di mantenere la distanza emotiva tipica di una relazione completamente disinteressata. Ormai il percorso è iniziato e ho tutta l’intenzione di continuarlo con sempre maggiore partecipazione. Come sempre, vi terrò aggiornati. È il momento di riprendere la solita vita che poi solita non è mai.
