Diamoci del “tu”

I

l fine settimana se ne va non senza strascichi e con l’ennesimo insegnamento: nulla, davvero nulla è certo in questa vita. Passata la rabbia, ho cominciato a ragionare sugli eventi accaduti aggrappandomi all’ironia e mi sono calato nella mia solita realtà. Preoccupazioni vicine e lontane, momenti di tranquillità che si alternano ad altri di grande vuoto emotivo, e poi la solita presa di coscienza di una incapacità/impossibilità ad essere parte di una relazione. Voglio molto bene alle persone nella misura in cui gli sto lontano, evitando loro di subire sbalzi di umore, scatti di rabbia, reazioni infantili. Ho grande rispetto per chi ultimamente ha provato ad avvicinarmi, mostrando affetto autentico e sincera partecipazione. Tutti o quasi (complice anche il social e la mia totale esposizione al suo interno) conoscono problemi, dinamiche e punti deboli. Coloro che mi hanno capito, per un certo periodo hanno tentato di tirarmi fuori dal mio luogo sicuro, poi gradatamente hanno rinunciato. Emotivamente mi manca il confronto, cerebralmente sono impedito da questa consapevolezza di non essere né l’amico né il compagno ideale. Nemmeno quello su cui lavorare di cesello perché ho la scorza durissima, impenetrabile. Elisa mi ha chiesto se possiamo darci del “tu” ed ho accettato. Ho fatto bene? Mi sono chiesto come mai si sia spinta così avanti alla seconda seduta. Non mi è mai pesato mantenere un certo distacco, anzi l’ho sempre pensato come la principale differenza tra lei e il mio mondo di relazioni. Spero che ciò mi aiuti ad essere ancora più aperto, cercando di mantenere la distanza emotiva tipica di una relazione completamente disinteressata. Ormai il percorso è iniziato e ho tutta l’intenzione di continuarlo con sempre maggiore partecipazione. Come sempre, vi terrò aggiornati. È il momento di riprendere la solita vita che poi solita non è mai.

Sarà per un’altra volta

A

mici carissimi, ho un insaziabile desiderio di pace. I giorni scorsi sono stati molto concitati per la ricerca spasmodica di un equilibrio emotivo e materiale. Ieri sarebbe stato il giorno della partenza per Napoli, un viaggio che attendevo con trepidazione perché pensato e desiderato da tempo. Come sapete, le avverse condizioni climatiche che stanno flagellando l’Italia non consentono (o meglio non consigliano) di effettuare spostamenti. Seppur molto a malincuore, ho rinunciato al viaggio. Le mie prime reazioni non sono state quelle di una persona guarita dalla terapia e forse nemmeno avrei potuto pensarlo. Sto muovendo i primi passi con Elisa e di certo le parlerò di questa nuova delusione a seguito della quale non sono riuscito a veicolare il sentimento di rabbia. Abbiamo accennato alle diverse situazioni che mi concernono, comprese le difficoltà a prenderne le distanze. Ho pensato di essere comunque sfigato, tanto da promettere a me stesso di evitare progetti a lungo termine. Eppure, amici, tutti sappiamo che la sfiga non c’entra nulla e le cose accadono perché così dev’essere. Questi giorni di pioggia li ho sfruttati per dedicarmi ad alcune faccende di casa che non speravo più di portare a termine, complici i giorni di vacanza. La pioggia mi ha reso assai pensieroso, malinconico, pensando all’impotenza di fronte agli imprevisti, anche quando pensiamo di meritarci un po’ di bene. Non è mai semplice accettare un “sarà per un’altra volta” perché la voglia di evasione è tanta e la possibilità di guardare o pensare a lungo termine non è ormai possibile. Un minimo di pace. Scrivere qui non mi tradisce mai.