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L’ultima parola

C

hiudere il cerchio aiuta il cervello a rimettere in ordine i pensieri. Il mio blog sta diventando una sorta di amico cui confidare gli eventi della settimana dando un senso alla mia esistenza. Ora provo ad utilizzare i fogli per immaginare il futuro prossimo e tentare di affrontarlo con la giusta modalità. Intravedo una settimana tignosa e le possibilità sono essenzialmente due: sfruttare la rabbia accumulata durante il weekend per imporre il mio volere oppure tutelare in qualche modo la mia salute e scegliere di addomesticare il fato. Vi anticipo che scriverne qui spinge verso la seconda soluzione, poi come sempre tutto dipende dal piede che poggi in terra appena sveglio. Faccio molta fatica a lasciare le beghe familiari oltre la porta di casa. Non sono Gandhi e seppur in costante meditazione, l’ambiente di lavoro è di quelli che pungono sempre sul vivo. Generalmente quando hai giramenti di scatole tuoi, spunta la magagna. Ho ben chiara la mia tattica che di certo non gioverà al mio fegato ma consente di svuotarmi del marcio. Da qualche parte devo pur scaricare. L’ufficio è il luogo giusto dal momento che non intacco rapporti umani consolidati e nella peggiore delle ipotesi, sarò trasferito. Insomma, si presenta un Lunedì all’insegna del chissenefotte, io voglio l’ultima parola. Da tempo immemore non mi è più concesso parlare di un futuro lontano oltre i due giorni per cui questo articolo funge solo da sprone a non mollare, domani né mai. Ho pensieri fissi che non mi abbandonano né potrebbe essere diversamente e l’unica medicina consiste nel lasciare piccoli spazi nel cervello in modo da farci entrare aliti di positività e benessere. A tal proposito, vado a meditare.

Corsia di sorpasso

È

difficile non cadere nella tentazione di lasciarsi andare a bilanci e propositi. Come sapete sono solito raccogliere su questi fogli tutte le considerazioni finali della giornata o al massimo di ogni settimana. Chi mi segue e ha imparato a conoscermi sa che sono maestro nell’arte di far quadrare i conti per affrontare meglio il domani. E non sarà il 363° giorno dell’anno ad impormi pseudo-riflessioni allo scopo di chiudere il cerchio di questo ventiventidue. So bene cosa ho passato, come ho affrontato le molteplici situazioni e difficoltà che la vita ha posto sul mio cammino. Altresì sono consapevole delle occasioni mancate, delle promesse non mantenute come dei grandi traguardi raggiunti. Sono incompiuto, come lo sono gran parte dei miei percorsi esistenziali e quasi sempre a causa delle bizze dell’umore, dei crolli psicologici, dell’assenza di ambizione. Non sarà un simbolico passaggio di anno ad interrompere un processo oppure a farne iniziare uno nuovo; siamo in costante evoluzione o almeno è importante esserne consapevoli. Quando mi rendo conto di stare nel pantano della noia, comincio a preoccuparmi. Poco importa se niente o quasi va come vorrei e se gli intoppi continuano a destabilizzarmi; credo sia importante continuare a percepirmi come nel bel mezzo della vita e non ai suoi margini. Sapere di dover lavorare sulle mancanze ed i limiti spero mi sia da sprone per il raggiungimento della tanto agognata pace interiore. Ed è l’augurio che rivolgo a voi, amici lettori. Di sentirvi sempre protagonisti, nel bene e nel male ma senza rimpianti né rimorsi. Proviamo a lasciare la corsia lenta e ad azzardare qualche sorpasso, magari saremo grati a noi stessi. Tanti auguri di buon anno e un grande abbraccio.