Chiudere la porta

E

ccomi mamma, perdonami ma sono a metà di un’altra improba salita. Non c’è più nulla che mi fa paura e te lo dico con estrema sincerità, solo che ora siamo tutti accomunati dalle stesse sensazioni: stanchezza fisica, cervello fuso, un po’ di rassegnazione. So che ciascuno di noi sta percorrendo la propria strada con il massimo impegno ma è evidente che lo sconforto ci pervade. Ti voglio rassicurare perché, sebbene non siamo (e non saremo mai) supereroi, continuiamo a stare a galla. Ci meriteremmo tanto riposo. Avremmo bisogno di chiudere la porta di casa e andarcene per un po’. Ricordi quando partivamo tutti per il Sud, le estati di tanti anni fa? Il momento più bello era quando la mattina all’alba, tu chiudevi tutte le tapparelle, mentre papà in silenzio, portava le valigie in auto. La casa sapeva di pulito. Chiudevamo alle spalle la porta e via, per un mese nessun pensiero, sorrisi e la compagnia dei parenti. Papà avrebbe finalmente potuto dimenticare i ferri del mestiere e tu? Beh mamma, ricordo bene quando insieme alla zia, non perdevi occasione per indossare ago e filo. Era più forte di te. Avremmo tanta voglia di lasciare la casa in disordine (sperando tu non ti arrabbierai) e dimenticare che stiamo lentamente invecchiando dentro, ancor più che fuori. Le salite non mi fanno più paura, mamma. In questi ultimi giorni mi accompagna una strana fiacchezza che mi fa muovere lento. Ne guadagna l’approccio alle cose, meno nervoso o istintivo. Però riconosco di non stare al meglio. Non bisogna pensare, magari fare quelle piccolissime cose che fanno respirare la mente. Io, ad esempio, ti scrivo. Ed il cervello trova pace. Prova a darci coraggio, abbiamo bisogno d’aria. Tanta.

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